La doppia licenza distruggerà la musica in Italia?

L’apertura del mercato dei diritti d’autore porterà davvero al crollo dell’industria musicale? L’aumento delle società di collecting renderà la gestione dei diritti più complessa o più efficiente?
Il settore musicale è davvero in crisi?
Da anni si sostiene che la liberalizzazione del diritto d’autore e la possibile doppia imposizione metteranno in ginocchio l’industria musicale italiana. Tuttavia, i dati dicono altro: nel 2023, la SIAE ha registrato quasi un miliardo di euro di raccolta, una cifra mai raggiunta neanche nei periodi d’oro della vendita di CD. Questo dimostra che il settore è tutt’altro che in declino, anzi, sta vivendo un’evoluzione con nuove opportunità di crescita.
L’aumento delle società di collecting: rischio o opportunità
Con l’approvazione del DDL Benzoni, il mercato potrebbe aprirsi ulteriormente alla concorrenza, portando alla nascita di nuove società di collecting. Questo scenario potrebbe generare dubbi sulla necessità di più licenze e sulla complessità della gestione amministrativa per artisti e produttori. Tuttavia, la creazione di una società di collecting non è un processo semplice né economico: servono ingenti investimenti e il rispetto di regolamenti stringenti. Non si tratta di aprire un semplice negozio, ma di un’attività altamente regolamentata che deve garantire un’efficace intermediazione dei diritti.
Il sistema pro quota come soluzione?
Un modo per gestire al meglio la competizione tra società di collecting potrebbe essere il modello pro quota, in cui ogni ente raccoglie e fattura solo in base alla propria rappresentatività effettiva nei borderò. Questo eviterebbe una frammentazione del mercato e garantirebbe una ripartizione più equa dei diritti.
Conclusioni
Il settore musicale italiano sta cambiando, ma non necessariamente in peggio. La chiave per un futuro sostenibile potrebbe essere l’accettazione delle novità e la ricerca di soluzioni equilibrate che tutelino sia gli autori che gli operatori del settore.